I vini australiani sono buoni?
Quando sono tornato dall’Australia una delle domande più gettonate era: “ma i vini australiani sono buoni?”
La risposta veloce
Sì.
La risposta completa
Dipende. Sulle domande così generiche si tende a rispondere per stereotipi.
Se ti facessi la stessa domanda sul vino italiano sono sicuro che diresti che è buono, forse il migliore al mondo. Questo vuol dire che tutti i vini italiani sono buoni? Assolutamente no.
Come in Italia, alcune cantine lavorano per ottenere vini di qualità e sostenibili. Altri per il puro guadagno. Possiamo però notare una differenza nella dimensione media delle cantine. La mezzadria, che si è conclusa nel 1964, ha frazionato i terreni agricoli italiani. Era usanza del padrone cedere un pezzo di terra al mezzadro quando andava in pensione per gli anni di lavoro e la cura della proprietà. In Italia ci sono moltissime microaziende, che hanno soltanto 2-3 ettari di vigneto. Al contrario, le ampie superfici australiane permettono alle aziende di avere grossi possedimenti su cui dividere i costi di lavorazione.
La mia esperienza
Quando nel 2018 sono arrivato in Australia, non avevo mai assaggiato vini provenienti da lì. Quindi, mi sono avviato verso un supermercato alla ricerca di qualche bottiglia. Ho poi scoperto che i supermercati non vendono alcolici ma ci sono dei negozi dedicati che hanno una licenza particolare e, di solito, sono giusto li vicino.
Una volta dentro, la prima cosa che si nota è il colore dei vini bianchi. Guardando tutte le bottiglie esposte si vede subito che le cantine tendono a schiarire molto i vini bianchi, lasciando a volte solo un riflesso giallo o verdolino. Da noi invece, i vini bianchi solitamente li immaginiamo gialli paglierini, quasi dorati dopo qualche anno in bottiglia. E se capita una bottiglia troppo chiara, ci viene da pensare “ma è acqua?”.
Ho avuto il piacere (e la fortuna) di lavorare con un’enologa veramente brava, Jen Pfeiffer, con cui ho condiviso molte serate ad assaggiare vini.
Il clima e il terreno sono i due fattori chiave dell’agricoltura e si sente subito la differenza del terroir. Il caldo estivo porta spesso a vini con alte gradazioni, un po’ come da noi al sud.
Ho assaggiato tanti vini buoni, bilanciati e ricchi di profumi. Sorpreso anche di come il tappo a vite rendesse il vino più longevo e senza il terribile difetto di tappo. Eh si, perché là essendo l’ultimo mercato per i venditori di sughero, ricevevano spesso tappi di sughero difettati e il vino veniva rovinato nel più bello. Per questo in Australia, Nuova Zelanda e tutti i Paesi detti del Nuovo Mondo usano principalmente il tappo a vite.
Chiaramente non posso nascondere che esistono grossi imbottigliatori che il vino lo fanno così come viene.
“Esatto, quelli che ho assaggiato io facevano schifo”
Se hai assaggiato vini australiani e non ti sono piaciuti ti posso capire. Ma potrebbe esserci una ragione, anzi due:
- In Italia c’è pieno di vino, ovunque ti giri trovi cantine. Solo nella nebbia del polesine non abbiamo piantato vigneti. Di conseguenza, di vini australiani, californiani, sudafricani ecc. non se ne trovano molti perché abbiamo già i nostri da bere. Vini australiani buoni ce ne sono, ma non è detto che vengano importati perché non c’è sufficiente mercato.
- Il costo della vita in Australia è più alto che in Italia. E come tutti i prodotti, anche il vino ha un costo maggiore. Per loro, vendere in Italia non è conveniente perché la nostra disponibilità di spesa è inferiore alla loro e non avrebbero guadagno a vendere da noi. I vini che arrivano, infatti, sono solitamente di grandi gruppi imbottigliatori che grazie all’economia di scala riescono ad abbattere i costi ed avere prezzi favorevoli.
Il brand australiano più famoso? Si chiama Yellow Tail. Ma a me non piace.
La storia del vino australiano
In Australia il vino si fa da ben prima che noi ce ne rendessimo conto. Certo, è frutto dell’importazione della vite dall’Europa tra il ‘700 e l’800, quando migranti inglesi approdarono nella terra dei canguri, ma questo non toglie che anche loro abbiano una storia.
E forse è proprio la mancanza di una forte tradizione che ha permesso alla viticoltura australiana di svilupparsi velocemente, facendosi trasportare dalla tecnologia e innovazione. Dagli anni ’60 il vino in Australia è entrato nell’economia del Paese dando lavoro a molte famiglie.
In particolar modo, un vitigno è diventato il simbolo del vino australiano, il shiraz. Che è il syrah che abbiamo anche qua in Europa, scritto solo in modo diverso.
Shiraz e Syrah: trova le differenze
Sebbene si parli dello stesso vitigno, il vino rosso che ne deriva è diverso.
Con Syrah si identifica un vino leggermente tannico, molto elegante come sanno farlo i francesi, grazie anche al clima fresco delle zone in cui è coltivato.
Con il termine Shiraz gli australiani hanno voluto diversificarsi, in quanto il loro vino ha un vino più tannico e strutturato, forse meno elegante ma più potente derivante soprattutto dal clima molto più caldo.
La cosa che accomuna i due stili, che di fatto nascono dalla stessa varietà, è l’intensa nota speziata di pepe nero che rende il Syrah/Shiraz un vitigno unico e riconoscibile in tutto il mondo.

Mi chiamo Davide. Di lavoro faccio il vino e nel tempo libero lo bevo. Ho lavorato per diverse cantine, in Italia e oltreoceano. I consigli di Davide è il blog che ti svela ogni segreto sul vino, senza giri di parole. Scopri di più qui